Jan Palach e la protesta delle “torce umane”

Durante il free tour di Praga le nostre guide italiane non perdono mai occasione di raccontarvi la protesta delle “fiaccole”, quegli studenti che decidono di immolare la propria vita per la libertà del popolo cecoslovacco nel 1969. Oggi ricorre il cinquantaduesimo anniversario della protesta di Jan Palach, con questo articoloi vi raccontiamo questa tragica ed interessante storia.

Nel 1968, in un contesto di grandi cambiamenti sociali a livello mondiale, viene eletto a Praga il leader
comunista Alksander Dubcek, un uomo dall’immenso spessore umano. I dirigenti comunisti guidati da
Dubček garantiscono al popolo cecoslovacco un periodo di liberalizzazioni, la cosiddetta Primavera di Praga,
esperimento di “socialismo dal volto umano”. Tale parentesi felice si rivela presto un’illusione, poiché il 21
agosto 1968 i carrarmati del patto di Varsavia entrano a Praga, in Piazza Venceslao. Dopo un anno di
“normalizzazione”, in questo clima di terrore, un gruppo di giovani ragazzi, per lo più studenti, decidono di
mettere in atto un gesto estremo, per richiamare l’attenzione del mondo sulle difficoltà del popolo
cecoslovacco. Alle ore quindici del 16 gennaio 1969, il manovratore Jaroslav Spirek sostava con il proprio
tram alla fermata di piazza San Venceslao, in attesa che la piccola folla di operai e impiegati sulla banchina
finisse di salire. Improvvisamente, ebbe l’impressione che un’automobile in sosta sotto la statua del re
prendesse fuoco; alte fiamme arancioni, un fumo nero e denso, si levarono da un punto imprecisato
dell’insigne monumento. Poi la cosa si mise a correre, a correre in direzione del marciapiede, andando ad
abbattersi di fronte a un negozio di alimentari. Jaroslav scese precipitosamente dal tram, si tolse la pesante
giacca di pelle, gettandola e pestandola addosso, con tutte le sue forze, a quell’incredibile torcia umana!
Dal negozio uscì una commessa gridando verso Spirek: “Chiamate l’autoambulanza, aiuto, aiuto!” Entrambi
si chinarono verso il corpo steso sul selciato; si trattava di un giovane, un ragazzo dall’apparente età di
vent’anni. Questi li fissò con occhi limpidi e fermi riuscendo appena a mormorare: “Ho fatto tutto da solo;
la borsa, aprite la borsa, c’è una lettera importante.” In pochi minuti il centro storico divenne
un’impraticabile bolgia; la notizia si diffuse come il lampo, di bocca in bocca, di cuore in cuore. Le sirene
delle ambulanze, della polizia, dei vigili del fuoco squarciavano l’aria. La piazza fu chiusa, il monumento di
San Venceslao presidiato da imponenti forze dell’ordine!. In serata venne diffuso il contenuto della lettera
trovata addosso al giovane. Essa diceva:
“Considerato che i nostri due popoli si trovano sull’orlo della disperazione, abbiamo deciso di esprimere la
nostra protesta e di svegliare il popolo del nostro paese nel seguente modo. Il nostro gruppo è formato di
volontari, i quali sono decisi a bruciarsi vivi per la causa. Io ho avuto l’onore di essere estratto a sorte per
primo di avere così il diritto di scrivere la prima lettera e di cominciare ad essere la prima torcia.Le nostre
richieste sono :
1. Immediata abolizione della censura;
2. Divieto di distribuzione del gionale Zpravy (il foglio delle truppe di occupazione).
Se le nostre richieste non saranno accolte entro cinque giorni, cioè entro il 21 gennaio 1969, e se il popolo
non esprimerà il proprio appoggio con uno sciopero illimitato, altre torce prenderanno fuoco. Non
dimenticate che nel mese di agosto nella politica internazionale si è aperto un vasto spazio per la
Cecoslovacchia.
Approfittiamone.
Firmato : la torcia numero uno”.
Era Jan Palach, giovane studente di filosofia che morì tre giorni dopo. Il 25 febbraio 1969 Jan Zajíc, studente
di un Istituto tecnico a Šumperk, si cosparse di un liquido infiammabile e si dette fuoco in un‘abitazione in
Piazza San Venceslao a Praga. Seguì consapevolmente l’esempio dell’auto-immolazione di Palach, avvenuta
nel gennaio dello stesso anno. Non riuscì ad uscire dall’edificio e morì sul posto. In piazza Venceslao, in
prossimità della grande Statua di San Venceslao, c’è una targa commemorativa dedicata proprio a questi
due giovanissimi studenti che immolarono la propria vita in questo gesto di difficile assimilazione che il
prof. Jindřich Šrajer commenta così: ““Il gesto di Palach è incomprensibile, straordinario. Rifugge dai
comuni giudizi etici. Desta emozioni forti, dà adito a molti interrogativi, a polemiche e spesso a giudizi
contrastanti. È condannato e osannato.” Sotto il Museo Nazionale che domina la parte superiore della
Piazza Venceslao vi è una Croce che indica il punto esatto dove ebbe luogo il suicidio di Jan Palach.

 

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